L’imprenditore visionario e la “piccola Shanghai” brasiliana. Ecco Eikelandia


Eike Batista, l’uomo più ricco del Sud America, sta costruendo un super complesso industriale e un porto a 400 chilometri a nord di Rio de Janeiro. L’opera permetterà al Brasile di compiere un ulteriore balzo in avanti verso la maturità economica. São João da Barra, 30 mila abitanti, diventerà una piccola Shanghai da oltre 200 mila persone. Attrarrà le grandi imprese dell’acciaio, del cemento e delle automobili, ma soprattutto lancerà il petrolio del Pre-sal nel mondo. Il costo sociale, però, cresce insieme all’opera, definita da molti come un miracolo economico

Pubblicato sul The Post Internazionale

OGNI GIORNO circa quattro mila operai raggiungono la spiaggia di São João da Barra, 400 chilometri a nord di Rio de Janeiro. Con il loro lavoro contribuiscono al più grande investimento privato, destinato a un’infrastruttura, della storia del Brasile: il porto di Açu e il super complesso industriale che sorgerà alle sue spalle. Tutto finanziato dal magnate brasiliano Eike Batista.

Secondo le previsioni del BNDES, la banca nazionale per lo sviluppo, i lavori attrarranno investimenti per 36 miliardi di Reais (circa 16 miliardi di euro). Ma le tecniche di esproprio dei terreni, destinati alla costruzione delle opere, hanno suscitato le proteste degli abitanti. Il Consiglio Statale per i Diritti Umani di Rio de Janeiro sta indagando per capire se dietro gli espropri si nascondono le militias, gruppi di ex militari armati che controllano traffici illeciti in alcune zone di Rio de Janeiro.

L’imprenditore visionario e il suo progetto

Eike Batista è l’uomo più ricco del Brasile. Secondo la rivista Forbes, l’ottavo al mondo. Nel 2007 ha scelto di investire nel progetto del porto di Açu, con l’obiettivo di creare un polo industriale di riferimento per tutto il Brasile. Per farlo ha messo in moto la sua holding, la EBX: una scatola che contiene una serie di società impegnate nello sviluppo dei lavori.

Ognuna ha un nome di tre lettere, di cui una è la X, il simbolo della moltiplicazione del denaro: la società di logistica LLX è responsabile dello sviluppo portuario. L’impresa energetica MMX costruirà due centrali termiche: una a gas naturale da 2100MW, l’altra a carbone da 3300MW. La società di costruzioni OSX si occuperà del molo e della darsena. Mentre la OGX, la più grande compagnia privata di Oil and Gas del Brasile, sfrutterà il porto per facilitare le esplorazioni di petrolio nella bacia de Campos dalla quale, lo scorso 31 gennaio, Eike Batista ha annunciato di aver estratto il primo barile di petrolioSi tratta di un bacino nel Pre-sal, il complesso di giacimenti di petrolio situato a otto chilometri di profondità dalla superficie del mare e a 300 chilometri dalla costa.

Oltre alle sue imprese, Eike Batista vuole sfruttare i 90 chilometri quadrati del complesso industriale per attrarre ulteriori investimenti. In cantiere ci sono due centri siderurgici: uno sarà costruito dalla cinese Wisco (fra i tre maggiori produttori d’acciaio del Paese asiatico). L’altro lo realizzerà la società italo-argentina Ternium-Techint.

Batista vorrebbe anche una grande fabbrica di automobili nel complesso di Açu, ma al momento non è ancora chiaro quale casa automobilistica deciderà di investirvi. La Fiat, già presente nel mercato brasiliano da decenni, non sembra interessata. Sfrutta già il porto di Vitoria, nello Stato di Espiritu Santo. Al contrario, Toyota e Suzuki sembrano favorevoli a investire, ma non hanno ancora dato conferme. Per ultimo, Eike Batista vorrebbe attirare una fabbrica di Ipad. Da tempo la Foxconn, l’impresa cinese che produce i tablet della Apple, starebbe pensando di aprire un centro produttivo in Brasile. Il complesso di Açu potrebbe fare al suo caso.

Il costo sociale dello sviluppo economico

Prima dell’inizio dei lavori del porto, São João da Barra era conosciuta solo per il “cognac do milagre”, un distillato a base di catrame che si diceva potesse curare i mali dell’artrite. Per il resto, la cittadina vive di pesca, allevamento e agricoltura. Dal 2013, quando il porto sarà consegnato al pubblico, cambieranno molte cose. Studi di settore affermano che in 10 anni la popolazione passerà da 33 mila a 200 mila abitanti a causa dell’indotto economico. Si genereranno oltre 50 mila posti di lavoro. São João da Barra diventerà la piccola Shanghai del Brasile.

Come tutte le grandi opere, anche questa si trascina critiche e forzature. Le proteste degli ambientalisti non mancano. Ma sono quelle dei residenti a fare più rumore. La realizzazione del progetto passa per l’esproprio di 70 chilometri quadrati di terreno, confinanti con i 100 già di proprietà di Batista. Fin’ora sono stati riscattati, tra le polemiche, solo 23 chilometri quadrati. Il procuratore federale Eduardo Oliveira ha aperto un’inchiesta per verificare il coinvolgimento delle militias nel processo di esproprio. Si pensa che i residenti abbiano ricevuto forti intimidazioni affinché la Compagnia per lo Sviluppo Industriale di Rio, la Codin, potesse comprare i terreni dai cittadini e rivenderli alla LLX.

La Codin assicura che ogni proprietario ha ricevuto un compenso di 100 mila Reais (circa 43 mila euro) per acro di terra espropriato e che sono state coinvolte solo sedici famiglie. La presidente del Consiglio dei Diritti Umani di Rio, Andrea Sepulveda, parla invece di 300 famiglie, non tutte disposte a lasciare la loro terra. Alla rete televisiva Globo, la Sepulveda ha espresso un concetto semplice per spiegare le sue ragioni: “Non c’è progresso se non aumentano i benefici per tutti”. “Stiamo trattando con l’Ufficio per lo Sviluppo per far si che la seconda fase degli espropri avvenga nel rispetto dei diritti umani”, ha dichiarato al quotidiano Folha.

Eike Batista non è il primo imprenditore visionario che cerca di costruire una città da zero per i suoi affari. Henry Ford ci aveva già provato nel 1928quando, nel bel mezzo della foresta Amazzonica, costruì la sua Fordlandia: una città prefabbricata che serviva a produrre gomma per i pneumatici delle automobili. Ma questo precedente non è incoraggiante: Fordlandia oggi è una città fantasma. Sarà più generoso il futuro con Eikelandia?

di Eliano Rossi