In America arriva Yandex, il Google russo


Arkadij Volozh, numero uno di Yandex

È partita la Guerra Fredda 2.0. Da giocare senza bombe atomiche né spionaggio e controspionaggio, la lotta per conquistare la fantascientifica – e utopica – egemonia mondiale si è spostata sul web. Kgb e Cia non c’entrano. I contendenti, come nella seconda metà del XX secolo, sono però sempre loro: Usa e Russia. O meglio, Google e Yandex, il motore di ricerca russo che la società di Mountain View non è riuscita a battere. E che ora ha deciso di andare a sfidare il colosso di Larry Page a casa sua.

Il nome ha una doppia valenza. Nell’alfabeto latino significa Yet Another iNDEXer,” ancora un altro indice”. In cirillico invece è Языково́й, dove la lettera “Я”, che si legge “Ya”, vuol dire “Io”. A marzo ha raggiunto i 38,3 milioni di visitatori unici mensili. Lo scorso anno ha registrato, grazie alla vendita di spazi pubblicitari, 445 milioni di dollari di fatturato, segnando un +43% rispetto al 2009.

Pare che gli studi per progettare questo motore di ricerca siano iniziati proprio con la caduta del muro di Berlino, nel 1989. Sono due amici a lanciarlo nel 1997, Arkadij Volozh, ora quarantaquattrenne e soprannominato lo zar di Internet, e Ilya Segalovich. Con calma, si è allargato anche in Ucraina, Kazakhstan e Bielorussia, sviluppando strumenti simili a Google.  Attualmente controlla dal 65 all’80% del mercato russo (ci sono diverse stime), è classificato come l’ottavo al mondo e ha tenuto alla larga le mire espansionistiche di Google. Questo perché, come ha ripetuto più volte Volozh ai suoi collaboratori, “per loro la Russia è una sfida come un’altra. Per noi è invece una questione di vita o di morte”. Per partire al contrattacco, decidendo di quotarsi al Nasdaq il 24 maggio 2011. Anche se l’americanizzazione era iniziata già tre anni fa, quando aprì un laboratorio a San Francisco e decise di sdoppiare la sede: una in via

I vertici di Yandex festeggiano il debutto al Nasdaq

Tolstoj a Mosca e l’altra a Palo Alto, dove fino a quest’anno si era sistemato anche Mark Zuckerberg. Prima, Volozh si è divertito a tenere sulla corda Larry Page e Sergej Brin, numero uno e numero due  di Google, quando gli hanno proposto un’alleanza strategica. Ovviamente la risposta finale è stato un “niet” pieno di soddisfazione e l’ultimo passo è stato il debutto al Nasdaq. Secondo gli analisti stava per realizzarsi la più imponente quotazione di una società tecnologia negli Usa dopo quella, guarda caso, di Google sette anni orsono. Le attese non sono state tradite. Partendo da una collocazione di 25 dollari per azione, la quotazione è schizzata alle stelle toccando il massimo a 61 dollari ad azione. In totale il suo valore si aggira sugli 8 miliardi di dollari. E, dopo Russia e Usa, il prossimo passo dello Zar del web sarà l’Europa.

Stefano Glenzer